Il sovrappeso è legato a fattori genetici

Lo rivela uno studio, presentato al congresso dell'European Association for the Study of Diabetes di Vienna. Gli esperti: "Non dimenticare l'attività fisica e la dieta equilibrata":

VIENNA - Per molti potrebbe essere un alibi fenomenale. Secondo uno studio presentato al congresso Easd di Vienna il sovrappeso e l'obesità da adulti sarebbero infatti legati a fattori genetici. Nello studio Malmö Diet and Cancer study, con oltre 21 mila partecipanti - seguiti per circa cinquant'anni a partire dai venti anni di età - Gull Ruck del centro universitario per il diabete Lund di Malmö, in Svezia, ha analizzato delle varianti genomiche implicate nei meccanismi che regolano il BMI, l'indice di massa corporea , che possono avere conseguenze opposte rispetto all'aumento di peso prima e dopo la mezza età. In età giovanile il maggiore rischio genetico per un maggiore BMI si traduce in un elevato rischio per l'aumento di peso, mentre dopo l'età adulta un maggiore rischio genetico o un elevato BMI si traducono in un minor rischio di aumento di peso.

I dati. Nello studio si è misurato il BMI (che si calcola dividendo il peso di una persona in chili per il quadrato della sua altezza in metri) a 20 anni, a 58 e a 73 anni definendo l'aumento di peso un 10 per cento in più nella mezza età rispetto ai 20 anni (ma il 20 per cento nell'età anziana rispetto sempre a quella giovanile) e sempre il 10 per cento dai 58 ai 73 anni. I ricercatori hanno poi analizzato le differenze tra i vari soggetti individuando in chi aveva un BMI più alto da adulto, con un aumento sostanziale di peso e peso instabile dalla gioventù fino all'anzianità, i soggetti con un rischio genetico maggiore, per la presenza appunto di alcune varianti.

Ma che cosa vuol dire esattamente avere queste varianti? "Nel nostro organismo ci sono tante varianti genomiche associate a suscettibilità verso alcune malattie, basti pensare al cancro - premette il genetista Antonio Novelli, dell'istituto Css Mendel di Roma - ma questo non vuol dire che si ammalino tutti coloro che hanno quelle varianti. I geni possono esprimersi - oppure no - a seconda della variabilità individuale, che può essere diversa anche all'interno dello stesso nucleo familiare. Se un soggetto risulta positivo al test genetico per la mutazione del gene BRCA1 e 2 non vuol dire che si ammalerà certamente di tumore al seno ma che bisognerà fare più monitoraggi perché la malattia è più probabile, specie quando c'è familiarità. Il dato interessante di questo studio è che riguarda una popolazione molto ampia e divisa per fasce d'età".

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