I magri vivono di più: il ruolo dell’attività fisica

L’essere in sovrappeso assume un ruolo importante come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e soprattutto nella ridotta aspettativa di vita.

Una delle cause del sovrappeso deriva da uno squilibrio tra fabbisogno energetico giornaliero ed assunzione di energia attraverso gli alimenti, infatti si è soliti assumere una quantità di calorie superiore al fabbisogno.

Perciò l’unico modo per dimagrire, è banale dirlo, è quello di assumere meno calorie di quelle consumate.

I soggetti in sovrappeso svolgono normalmente un’attività fisica inferiore rispetto alle persone che possono vantarsi di avere un peso ideale.

Un programma che abbia come obiettivo il calo ponderale non può che  avere come prerogativa una pratica regolare di movimento.

Esso permette inoltre un mantenimento dei risultati raggiunti nel tempo perché contrasta la tendenza al calo della massa magra durante le diete (specialmente in quelle molto ristrette).

Apriamo una parentesi per richiamare un concetto fondamentale.

Se si possiede un buon livello di trofismo muscolare si permette un innalzamento  del metabolismo basale  che rappresenta il minimo dispendio energetico necessario a mantenere le funzioni vitali e lo stato di veglia (in parole povere, quanto brucia la caldaia per creare energie senza muoversi).

Esso possiede  un  valore del  65-70% del dispendio energetico totale della persona,  è più alto negli uomini rispetto alle donne e  diminuisce con l’età (tra i 60 e 90 anni cala dell’ 8% per decade).

Perciò può essere influenzato dalla massa magra della persona e a qualsiasi età.  

Con l’apporto dell’attività fisica possiamo aumentare il dispendio energetico e   aumentare il livello di 2 ormoni (epinefrina e norepinefrina) che permettono un maggiore consumo delle riserve di grasso attivando alcuni enzimi specifici.

Inoltre durante alcuni esercizi sub-massimali (in range aerobico) vengono consumati acidi grassi per fornire energia migliorando la funzione cardiovascolare.

Uno dei dati più importanti riguarda l’innalzamento del metabolismo (consumo energetico) dopo il termine dell’attività fisica, ad esempio una camminata in saliscendi per 1 ora lo eleva del 5% per le  12 ore successive.

Il programma di calo ponderale deve prevedere una dieta equilibrata ed un costante allenamento.

L’apporto calorico deve essere ridotto anche se non deve scendere sotto le  1300kcal per  le donne e le 1500 per gli uomini mantenendo costante gli intervalli   tra i pasti (mangiare ogni 3-4 ore) .

L’allenamento non deve essere minore alle 3 volte settimanali e deve essere di tipo aerobico (60-70% della frequenza cardiaca massima) e non meno di 30 min. per seduta.

Quindi il tutto per dire che mantenendo il peso ideale (prossimamente pubblicherò un post) e  il sistema cardiocircolatorio sano, si vive di più e si prevengono infarti, ictus, diabete e cancro del colon che sono le patologie legate dall’iperalimentazione.

I grandi esempi di vecchi longevi (per ricordarne alcuni Levi Montalcini, Veronesi, Montanelli, il marito della regina Elisabetta (nessuno si ricorda mai come si chiama!) sono tutti secchi e scheletrici.  



A riscriverci (come diceva quello!)

1 commento:

  1. Se viene praticata maggiore attività fisica si consumano molte energie ed è normale (soprattutto all'inizio, quando l'attività non è ancora regolare)che il corpo richieda energie, cioè aumenti il senso di fame. Avendo una alimentazione adeguata è sufficiente inserire più frutta e verdura che sono ricche di acqua e sali minerali, danno sazietà senza dare picchi glicemici e grassi.

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