Esercizio fisico e igiene fisico-mentale

Recentemente alcuni scienziati sembrano aver scoperto l’agente chimico che determina l’effetto antidepressivo causato dalla corsa.
Sino a questo momento non era ben chiaro infatti per quale motivo l’attività fisica potesse avere tale effetto.

Un gruppo di ricerca della Nottingham Trent University (Szabo e coll. 2001) afferma che la sostanza imputata di tale effetto sia la feniletilamina che viene naturalmente prodotta nel nostro organismo e opera, nella regolazione del metabolismo, dell’umore e dell’attenzione. Questa sostanza viene trasformata mediante intervento enzimatico in acido fenilacetico.
Vi sono evidenze sperimentali che attestano livelli minimi di questa sostanza nei fluidi biologici dei soggetti affetti da depressione.

I ricercatori inglesi rilevarono che successivamente ad esercizio fisico, i livelli di acido fenilacetico aumentarono di ben il 77% nei soggetti (n=20, sesso maschile età media 22 anni, buono stato di salute) che parteciparono alla ricerca.
Tutti i partecipanti praticavano attività fisica regolarmente per almeno quattro ore alla settimana e quindi potevano essere considerati come appartenenti allo status di “abitualmente attivi”.

L’esercizio fisico a cui vennero sottoposti i 22 soggetti consistette in 30 minuti di corsa al 70% della massima frequenza cardiaca sul nastro trasportatore.
L’intensità venne scelta dai ricercatori inglesi in quanto essa viene comunemente indicata come in grado di determinare modificazioni dell’umore.
Prima e dopo la prova da sforzo ai soggetti venne valutata la concentrazione delle urine per l’acido fenilacetico.
Alla fine della corsa ai soggetti venne chiesto inoltre di classificare, mediante scala psico-fisiologica, l’intensità di esercizio percepita.

L’analisi dei dati ha dimostrato che l’acido fenilacetico aumentò in 18 dei 22 soggetti. Sebbene, come detto in precedenza, l’aumento medio sia stato pari al 77%, tale incremento oscillò tra il 14 ed il 572%.
In particolare il maggior aumento venne riscontrato in due dei tre soggetti che riportarono maggiori livelli di percezione dello sforzo.
I ricercatori commentando le loro scoperte affermano che sebbene siano molteplici i fattori associati alla presenza dell’acido fenilacetico, risultando comunque la sua struttura di fatto molto simile a quella delle anfetamine, esso possa essere associato senz’altro a quel fenomeno chiamato runner’s high (euforia da corsa) collegato all’attività cerebrale delle endorfine naturali.

La sua efficacia in questo contesto viene esaltata dal fatto che l’acido fenilacetico è in grado di superare la barriera emato-encefalica, cosa che le endorfine non sono in grado di fare. Ellen Billet, facente parte del team della Trent University di Nottingham che ha condotto questa ricerca, nel rilasciare un’intervista ha affermato che con il suo gruppo aveva percepito un effetto dell’attività fisica sulla feniletilamina dato che un farmaco che la contiene viene normalmente prescritto dai medici di base con efficacia.
Fu questa evidenza unita a quella normalmente accettata della runner’s high, che spinse Billet e coll (2001) a intraprendere la ricerca su questo composto biologico.

Billet spiega comunque che i risultati della ricerca sono solo un primo passo verso la comprensione dei meccanismi del fenomeno e che pertanto ulteriori studi sui possibili effetti di altri tipi di esercizio fisico sulla secrezione di feniletilamina devono essere intrapresi. Inoltre, sempre secondo la Billet, sono necessari approfondimenti sulla variabilità delle risposte all’esercizio.
La ricercatrice conclude la sua intervista dicendo che nel frattempo la gente deve fare esercizio fisico per approfittare dei suoi effetti positivi sulla salute mentale e fisica.

I medici dovrebbero quindi prescrivere esercizio fisico per curare la depressione, dato che spesso coloro che soffrono di questo invalidante stato, non sono a conoscenza di questo trattamento non farmacologico.

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